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Il racconto dell'ancella - Margaret Atwood

 “Noi eravamo la gente di cui non si parlava nei giornali. Vivevamo nei vuoti spazi bianchi ai margini dei fogli e questo ci dava più libertà. Vivevamo tra gli interstizi di storie altrui.”

RECENSIONE: Il racconto dell'ancella - Margaret Atwood

⭐ 5 stelle su 5


I distopici sono tra i miei generi letterari preferiti, ecco perché sono stata incuriosita da questo libro.

È un romanzo scritto negli anni '80 ma decisamente attuale.

Seguiamo le vicende di un ancella, Difred. Una donna che ha perso ogni libertà, anche quella di possedere un nome, assumendo quello dell'uomo della famiglia in cui si trova, Fred.

Questo è un futuro in cui è difficile procreare, e le donne che possono avere dei figli servono chi si trova ai vertici, partorendo per le Mogli sterili i figli dei loro mariti, i Comandanti.

La Repubblica di Gilead, una teocrazia totalitaria, ha rovesciato il governo degli Stati Uniti ed ha mosso guerra alle altre nazioni che la temono per lo più. Ogni tipo di libertà è stata repressa, le ribellioni soffocate.

A Gilead, Dio è al centro di ogni cosa, ma i veri fedeli sono pochi e la fede diventa uno strumento in mano ai potenti. Serve ad assoggettare la massa, per incutere timore e reverenza. Viene usata come un'arma.

Ci troviamo di fronte alla perdita di ogni tipo di libertà, per le donne ovviamente, che non possono nemmeno leggere a differenza degli uomini ai quali tutto è concesso.

È un libro impegnativo, profondo, silenzioso come la protagonista, ma forte. È un inno alla libertà, quella vera. Ci spiega che esistono più tipo di libertà: la libertà "di" e la da libertà "da", e non dobbiamo mai dare per scontata l'una o l'altra.

Mi sono chiesta, nel corso della lettura, se ciò che accade in questo libro sia così distante da noi.

No, non penso. Lasciando stare le vicende romanzate, i temi e gli argomenti che tratta - come ho già detto - sono di un'attualità spaventosa, e questo dovrebbe spingerci a riflettere.




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